PODOLOGA

Dott.ssa Debora Romaggi

Woman cracked heels with white background, Foot healthy concept

La podologia

La podologia è una branca della scienza medica che studia la fisiologia, la biomeccanica, le patologie e i trattamenti del piede.

Se per molto tempo la podologia è stata considerata la “sorella povera” dell’Ortopedia, oggi col nascere della posturologia, il piede riveste anche il ruolo di “organo di senso” oltre che “organo di moto”, per cui i disturbi generati da altri organi di movimento (ginocchio anca rachide) possono ripercuotersi sui piedi e viceversa.

La podologia viene praticata dal podologo, figura professionale riconosciuta e regolata dall’articolo 2 della legge 251 del 10 agosto 2000. Sono “operatori delle professioni sanitarie dell’area della RIABILITAZIONE che svolgono con titolarità e autonomia professionale, nei confronti dei singoli individui e della collettività, attività dirette alla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione e a procedure di valutazione funzionale, al fine di espletare le competenze proprie previste dal relativo profilo professionale”.

Il podologo

Il Podologo si occupa quotidianamente di tutti quei disturbi che colpiscono cute, ossa, muscoli, articolazioni e nervi del piede, dalle più comuni ipercheratosi (callosità) alla riabilitazione del piede e del passo tramite tecniche riabilitative attive e passive e con l’utilizzo di presidi ortesici plantari.

In particolare rientrano nelle sue competenze i trattamenti delle affezioni epidermiche ed ungueali, tra le più diffuse abbiamo le Ipercheratosi, le Onicopatie e lesioni conseguenti: onicocriptosi, onicopatie dismorfiche, onicopatie micotiche e distrofiche.

I trattamenti sono finalizzati al mantenimento funzionale dei piedi e vengono attuati metodi incruenti di tipo ortesico digitale (ad esempio nel caso di deformazioni delle dita), plantare (nel caso di dismorfismi del piede come il piede piatto e/o alterazioni nello svolgimento del passo) o anche massoterapico.

Valuta inoltre l’anatomia del piede e la sua funzionalità (in statica e dinamica) utilizzando tecniche diagnostiche quali ad esempio la podoscopia e la baropodometria. Il Podologo collabora con i colleghi degli altri ordini medico-sanitari (Fisioterapisti, Ortopedici, Diabetologi…) per quanto riguarda la gestione delle persone affette da patologie che richiedono un approccio multi-disciplinare come il diabete,  assistendo ed educando il paziente.

Infine la figura del Podologo trova campo di applicazione nel trattamento di alterazioni della postura, con eventuale master universitario, in quanto il piede è un importante recettore del Sistema Tonico Posturale (STP). Un assetto sbagliato del piede spesso derivante da ipertono-ipotono di catene muscolari crea uno squilibrio del STP che può causare dolori cronici recidivanti. L’applicazione di Ortesi plantari propriocettivi che modulano il segnale degli organi recettoriali del muscolo (apparato tendineo del Golgi e fusi neuromuscolari) possono riequilibrare lo squilibrio ed eliminare le tensioni.

Alluce valgo

L’alluce valgo è una deformazione del piede costituita dall’allontanamento della testa del primo metatarso dalle altre, con conseguente formazione della cosiddetta “cipolla”, che crea un conflitto con la calzatura. Il sintomo principale è il dolore che è evidente anche a riposo, localmente si manifesta infiammazione con tumefazione e arrossamento. Colpisce prevalentemente la popolazione adulta, in particolare le donne, ma vi sono anche forme che si manifestano in giovane età, in questi casi si può parlare di forme congenite. Sebbene le cause non siano ancora del tutto conosciute si può parlare sicuramente di predisposizione ereditaria (lassità legamentosa dei muscoli flessori dell’alluce e dei muscoli della volta plantare), un’anomala conformazione del piede (il piede piatto favorisce la lassità legamentosa), un uso prolungato di una calzatura inadeguata.

Compito del Podologo è effettuare un’ accurata anamnesi, un esame obiettivo palpatorio e un esame della deambulazione, di notevole aiuto per la conferma della diagnosi può essere l’esecuzione di una radiografia, la quale rimane l’esame più corretto per la valutazione di questa patologia.

I principali trattamenti conservativi consistono nella costruzione e nell’utilizzo di ortesi in silicone (nel caso in cui la deviazione dell’alluce abbia coinvolto anche le altre dita causandone  un disallineamento o dismorfismi come nel caso delle dita a martello) o  plantari su misura, per scaricare la parte dolente e far appoggiare meglio il piede. Verrà consigliata l’esecuzione quotidiana di esercizi mirati e l’utilizzo di una scarpa adeguata con pianta larga e tacco di 3-4 cm. Nel momento in cui queste terapie, non porteranno più benefici bisognerà procedere, dopo un’attenta valutazione da parte del medico Ortopedico, con l’intervento chirurgico.

Alluce rigido

Per alluce rigido si intende l’artrosi primaria o secondaria dell’ articolazione metatarso falangea del primo dito. Diverse possono essere le cause che concorrono alla formazione dell’alluce rigido, tra le quali traumi e/o microtraumi ripetuti, anomalie nell’ appoggio, nella conformazione (piede piatto/ piede cavo) e nello svolgimento del passo. Anche la presenza di malattie sistemiche (gotta, reumatismi), infiammatorie (es. artrite reumatoide), o l’ insuccesso di un precedente intervento (es. alluce valgo) possono esserne la causa. L’alluce rigido si presenta come un alluce  dolorante e con ridotta mobilità, spesso collegata alla presenza di osteofiti dorsali (visibili tramite radiografia) tra la testa del primo metatarso e la base della falange prossimale che rendono difficile il movimento di estensione dell’alluce durante la camminata.

Anche per questo tipo di patologia le terapie attuabili sono diverse e dipendono dallo stadio di degenerazione dell’articolazione metatarso-falangea.  Tra le terapie conservative troviamo tutta una serie di consigli, accorgimenti, esercizi mirati a ridurre il processo infiammatorio intra-articolare e locale, la scelta di una calzatura adeguata (larga e comoda, per evitare conflitti e costrizioni nella zona dell’alluce) e di un plantare su misura per scaricare il carico nella zona dolente, unita a semplici esercizi fisici di mobilità dell’articolazione interessata possono diminuire l’inifiammazione e di conseguenza la sintomatologia. Nel caso in cui i trattamenti sopra descritti non abbiano portato alcun beneficio e il paziente continua a lamentare dolore articolare importante con ridotta funzionalità e mobilità si può valutare l’ipotesi di un trattamento di tipo chirurgico.

Metatarsalgia

La Metatarsalgia rappresenta una sintomatologia dolorosa a carico dell’avampiede, più precisamente di una o più teste metatarsali, legata a diversi fattori causali.  Esistono infatti cause non biomeccaniche come la presenza di malattie sistemiche (il Diabete o l’Artrite reumatoide che causano infiammazione ai tessuti del piede), il sovrappeso che aumenta il carico sulla superficie plantare o l’eccessiva attività fisica, e cause biomeccaniche come l’utilizzo di calzature inadeguate con un tacco troppo alto, la conformazione stessa del piede (un piede cavo aumenta il carico sull’avampiede; un piede ossuto e rigido diminuisce la capacità di ammortizzazione del carico), o anomalie nella lughezza, nella posizione e nella mobilità dei raggi metatarsali. Spesso il dolore è accompagnato dalla presenza di callosità plantari (in genere in corrispondenza dei metatarsi centrali), già presenti ancora prima della comparsa di esso e indice di un sovraccarico metatarsale localizzato. Con l’andare del tempo può comparire dolore durante la deambulazione, nella maggior parte dei casi si tratta di un dolore ad evoluzione graduale che se trascurato può rendere intollerabile la deambulazione.

Essendo molteplici le cause dell’insorgenza di una metatarsalgia risulta importantissimo condurre una buona anamnesi, un buon esame obiettivo, e una buona indagine circa l’appoggio plantare e lo svolgimento del passo. Nei casi più lievi risultano validi i trattamenti conservativi, ovvero il Podologo sarà in grado di fornirvi una serie di consigli, indicazioni, esercizi fisici e manipolazioni mirati alla riduzione dell’infiammazione nella zona interessata: in particolare, l’utilizzo di una calzatura adeguata (suola morbida e larga) e di un plantare su misura che metta in scarico le teste metatarsali dolorose, risulta la soluzione di partenza migliore.

Nei casi più gravi tali soluzioni non possono essere proposte al paziente ed è necessario ricorrere al trattamento chirurgico per ristabilire il normale assetto del carico.

Neuroma di Morton

Il Neuroma Di Morton viene definito una metatarsalgia ad affezione locale in quanto interessa l’avampiede, nella maggior parte dei casi il 2° o il 3° spazio intermetatarsale. Si tratta dell’aumento di volume di un nervo sensitivo interdigitale, provocato da uno stimolo irritativo cronico di diversa natura: utilizzo costante di calzature con un tacco troppo alto e troppo strette in punta, alluce rigido, alluce valgo, ipercarico dell’avampiede, alterazioni morfologiche del piede (come piede cavo e piede piatto), lassità dei legamenti, microtraumi del piede, allenamento su superfici non idonee, malattie sistemiche (Artrite reumatoide, Diabete…).

Questo ispessimento, causato dalla formazione di tessuto fibroso cicatriziale intorno al nervo e subito prima della sua biforcazione (alla radice delle dita), provoca nell’avampiede sensazioni dolorose di tipo neurologico (scosse, bruciori, parestesie…) che si irradiano anche alle due dita interessate. Con il tempo il dolore diventa costante, soprattutto quando si cammina, si sta in piedi per molto tempo, si indossano scarpe strette o tacchi alti, o quando si praticano attività sportive che sollecitano la compressione del nervo interdigitale. Per individuare il Neuroma di Morton occorre innanzi tutto un’attenta anamnesi per poter escludere problemi di altra natura, un buon esame obiettivo e un buon esame palpatorio che comprende anche la compressione manuale delle teste metatarsali e l’esplorazione palpatoria degli spazi intermetatarsali (nei casi tipici si realizza un classico scatto quando l’eventuale formazione viene spinta verso la pianta), entrambe manovre che, se dolorose, sono indice di presenza del neurinoma. Negli stadi iniziali, quando il neuroma di Morton è recente e molto piccolo, la cura può essere rappresentata da un plantare realizzato su misura dopo l’esame del passo e dell’appoggio plantare. Possono essere utili anche esercizi e manipolazioni mirate alla diminuzione di compressione nello spazio intermetatarsale interessato,terapie farmacologiche con antinfiammatori per bocca o infiltrazioni di farmaci cortisonici. Se invece la sintomatologia dura da più di sei mesi o da anni è quasi sempre necessario un intervento chirurgico.

Fascite Plantare

Per fascite plantare si intende l’infiammazione dell’aponeurosi plantare (o fascia plantare) che ha inserzione in corrispondenza del tallone e attraversa tutta la pianta del piede, attaccandosi alla base delle ossa delle dita. La causa principale di fascite plantare è il suo uso eccessivo (ne soffrono spesso i giovani sportivi), e/o microtraumi ripetuti, oltre ad un’errato svolgimento del passo, ad un anomalo appoggio plantare e all’utilizzo di calzature inadeguate (troppo larghe, troppo basse e senza un adeguato supporto a livello plantare).

Il dolore può persistere a lungo e ha insorgenza graduale con un’iniziale fastidio nella zona del tallone, soprattutto al mattino quando ancora non si è sollecitata a sufficienza la fascia plantare; se trascurato il dolore si può irradiare lungo tutta la fascia plantare e, nei casi di notevole infiammazione il fastidio può arrivare ad essere invalidante in quanto la persona tenderà ad evitare l’appoggio nella parte interessata. Tuttavia la  prognosi è buona e l’infiammazione necessita approcci terapici solo minimamente invasivi e nei casi più gravi.

Il Podologo può intervenire in una fascite plantare realizzando un’ortesi plantare che scarichi e ammortizzi l’impatto sul terreno nella zona dolente interessata,  consigliando esercizi quotidiani di allungamento di essa, eseguendo manipolazioni/ massaggi nella zona dolente, appiccando il taping neuromuscolare per decomprimere e drenare. Esso fornirà inoltre i consigli più adeguati circa la scelta della calzatura e la gestione dell’infiammazione acuta.

Piede reumatico

L’artrite reumatoide è una patologia infiammatoria cronica di origine autoimmune che colpisce diversi distretti anatomici tra cui il piede e la caviglia causando dolore, deformità, difficoltà di deambulazione ed invalidità.

La sindrome del piede reumatico è caratterizzato da un processo degenerativo che, in un primo momento, colpisce le cartilagini e poi le ossa, producendone una modifica della struttura stessa. Altri sintomi ricorrenti sono la rigidità dell’arto e una difficoltà nei movimenti che si manifesta solitamente al mattino e poi tende ad attenuarsi nel corso della giornata Il piede reumatico si manifesta nell’89% dei pazienti colpiti dall’artrite reumatoide e nella maggior parte dei casi interessa l’avampiede causando metatarsalgie (dolore all’avampiede), accompagnate da ipercheratosi e portando a deformità ossee come dita a martello, dita in griffe e alluce valgo. Oltre alle evidenti deformazioni ossee, con il peggioramento della malattia si assottiglia anche l’adipe sotto la pianta del piede, il quale non riesce ad ammortizzare i movimenti ed il peso del corpo.

Il Podologo interviene in maniera mirata per prevenire la deformazione della ossa, per evitare l’aumento progressivo del dolore, per mantenere attiva l’attività muscolare/articolare ed infine per ripristinare l’integrità cutanea dove si presenta danneggiata a causa della malattia. E’ possibile prevenirne gli effetti utilizzando calzature adatte con plantari confezionati su misura,oltre a tutori e strumenti adatti a correggere le deformità del piede (ortesi in silicone per dita a martello). Per migliorare la deambulazione è utile seguire periodicamente delle sedute di fisioterapia, laser ed ultrasuoni.

Hai i sintomi di una di queste patologie?