La podologia
La podologia è una branca della scienza medica che studia la fisiologia, la biomeccanica, le patologie e i trattamenti del piede.
Se per molto tempo la podologia è stata considerata la “sorella povera” dell’Ortopedia, oggi col nascere della posturologia, il piede riveste anche il ruolo di “organo di senso” oltre che “organo di moto”, per cui i disturbi generati da altri organi di movimento (ginocchio anca rachide) possono ripercuotersi sui piedi e viceversa.
La podologia viene praticata dal podologo, figura professionale riconosciuta e regolata dall’articolo 2 della legge 251 del 10 agosto 2000. Sono “operatori delle professioni sanitarie dell’area della RIABILITAZIONE che svolgono con titolarità e autonomia professionale, nei confronti dei singoli individui e della collettività, attività dirette alla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione e a procedure di valutazione funzionale, al fine di espletare le competenze proprie previste dal relativo profilo professionale”.
Il podologo
Il Podologo si occupa quotidianamente di tutti quei disturbi che colpiscono cute, ossa, muscoli, articolazioni e nervi del piede, dalle più comuni ipercheratosi (callosità) alla riabilitazione del piede e del passo tramite tecniche riabilitative attive e passive e con l’utilizzo di presidi ortesici plantari.
In particolare rientrano nelle sue competenze i trattamenti delle affezioni epidermiche ed ungueali, tra le più diffuse abbiamo le Ipercheratosi, le Onicopatie e lesioni conseguenti: onicocriptosi, onicopatie dismorfiche, onicopatie micotiche e distrofiche.
I trattamenti sono finalizzati al mantenimento funzionale dei piedi e vengono attuati metodi incruenti di tipo ortesico digitale (ad esempio nel caso di deformazioni delle dita), plantare (nel caso di dismorfismi del piede come il piede piatto e/o alterazioni nello svolgimento del passo) o anche massoterapico.
Valuta inoltre l’anatomia del piede e la sua funzionalità (in statica e dinamica) utilizzando tecniche diagnostiche quali ad esempio la podoscopia e la baropodometria. Il Podologo collabora con i colleghi degli altri ordini medico-sanitari (Fisioterapisti, Ortopedici, Diabetologi…) per quanto riguarda la gestione delle persone affette da patologie che richiedono un approccio multi-disciplinare come il diabete, assistendo ed educando il paziente.
Infine la figura del Podologo trova campo di applicazione nel trattamento di alterazioni della postura, con eventuale master universitario, in quanto il piede è un importante recettore del Sistema Tonico Posturale (STP). Un assetto sbagliato del piede spesso derivante da ipertono-ipotono di catene muscolari crea uno squilibrio del STP che può causare dolori cronici recidivanti. L’applicazione di Ortesi plantari propriocettivi che modulano il segnale degli organi recettoriali del muscolo (apparato tendineo del Golgi e fusi neuromuscolari) possono riequilibrare lo squilibrio ed eliminare le tensioni.
Alluce valgo
L’alluce valgo è una deformazione del piede costituita dall’allontanamento della testa del primo metatarso dalle altre, con conseguente formazione della cosiddetta “cipolla”, che crea un conflitto con la calzatura. Il sintomo principale è il dolore che è evidente anche a riposo, localmente si manifesta infiammazione con tumefazione e arrossamento. Colpisce prevalentemente la popolazione adulta, in particolare le donne, ma vi sono anche forme che si manifestano in giovane età, in questi casi si può parlare di forme congenite. Sebbene le cause non siano ancora del tutto conosciute si può parlare sicuramente di predisposizione ereditaria (lassità legamentosa dei muscoli flessori dell’alluce e dei muscoli della volta plantare), un’anomala conformazione del piede (il piede piatto favorisce la lassità legamentosa), un uso prolungato di una calzatura inadeguata.
Compito del Podologo è effettuare un’ accurata anamnesi, un esame obiettivo palpatorio e un esame della deambulazione, di notevole aiuto per la conferma della diagnosi può essere l’esecuzione di una radiografia, la quale rimane l’esame più corretto per la valutazione di questa patologia.
I principali trattamenti conservativi consistono nella costruzione e nell’utilizzo di ortesi in silicone (nel caso in cui la deviazione dell’alluce abbia coinvolto anche le altre dita causandone un disallineamento o dismorfismi come nel caso delle dita a martello) o plantari su misura, per scaricare la parte dolente e far appoggiare meglio il piede. Verrà consigliata l’esecuzione quotidiana di esercizi mirati e l’utilizzo di una scarpa adeguata con pianta larga e tacco di 3-4 cm. Nel momento in cui queste terapie, non porteranno più benefici bisognerà procedere, dopo un’attenta valutazione da parte del medico Ortopedico, con l’intervento chirurgico.
Alluce rigido
Per alluce rigido si intende l’artrosi primaria o secondaria dell’ articolazione metatarso falangea del primo dito. Diverse possono essere le cause che concorrono alla formazione dell’alluce rigido, tra le quali traumi e/o microtraumi ripetuti, anomalie nell’ appoggio, nella conformazione (piede piatto/ piede cavo) e nello svolgimento del passo. Anche la presenza di malattie sistemiche (gotta, reumatismi), infiammatorie (es. artrite reumatoide), o l’ insuccesso di un precedente intervento (es. alluce valgo) possono esserne la causa. L’alluce rigido si presenta come un alluce dolorante e con ridotta mobilità, spesso collegata alla presenza di osteofiti dorsali (visibili tramite radiografia) tra la testa del primo metatarso e la base della falange prossimale che rendono difficile il movimento di estensione dell’alluce durante la camminata.
Anche per questo tipo di patologia le terapie attuabili sono diverse e dipendono dallo stadio di degenerazione dell’articolazione metatarso-falangea. Tra le terapie conservative troviamo tutta una serie di consigli, accorgimenti, esercizi mirati a ridurre il processo infiammatorio intra-articolare e locale, la scelta di una calzatura adeguata (larga e comoda, per evitare conflitti e costrizioni nella zona dell’alluce) e di un plantare su misura per scaricare il carico nella zona dolente, unita a semplici esercizi fisici di mobilità dell’articolazione interessata possono diminuire l’inifiammazione e di conseguenza la sintomatologia. Nel caso in cui i trattamenti sopra descritti non abbiano portato alcun beneficio e il paziente continua a lamentare dolore articolare importante con ridotta funzionalità e mobilità si può valutare l’ipotesi di un trattamento di tipo chirurgico.
Metatarsalgia
La Metatarsalgia rappresenta una sintomatologia dolorosa a carico dell’avampiede, più precisamente di una o più teste metatarsali, legata a diversi fattori causali. Esistono infatti cause non biomeccaniche come la presenza di malattie sistemiche (il Diabete o l’Artrite reumatoide che causano infiammazione ai tessuti del piede), il sovrappeso che aumenta il carico sulla superficie plantare o l’eccessiva attività fisica, e cause biomeccaniche come l’utilizzo di calzature inadeguate con un tacco troppo alto, la conformazione stessa del piede (un piede cavo aumenta il carico sull’avampiede; un piede ossuto e rigido diminuisce la capacità di ammortizzazione del carico), o anomalie nella lughezza, nella posizione e nella mobilità dei raggi metatarsali. Spesso il dolore è accompagnato dalla presenza di callosità plantari (in genere in corrispondenza dei metatarsi centrali), già presenti ancora prima della comparsa di esso e indice di un sovraccarico metatarsale localizzato. Con l’andare del tempo può comparire dolore durante la deambulazione, nella maggior parte dei casi si tratta di un dolore ad evoluzione graduale che se trascurato può rendere intollerabile la deambulazione.
Essendo molteplici le cause dell’insorgenza di una metatarsalgia risulta importantissimo condurre una buona anamnesi, un buon esame obiettivo, e una buona indagine circa l’appoggio plantare e lo svolgimento del passo. Nei casi più lievi risultano validi i trattamenti conservativi, ovvero il Podologo sarà in grado di fornirvi una serie di consigli, indicazioni, esercizi fisici e manipolazioni mirati alla riduzione dell’infiammazione nella zona interessata: in particolare, l’utilizzo di una calzatura adeguata (suola morbida e larga) e di un plantare su misura che metta in scarico le teste metatarsali dolorose, risulta la soluzione di partenza migliore.
Nei casi più gravi tali soluzioni non possono essere proposte al paziente ed è necessario ricorrere al trattamento chirurgico per ristabilire il normale assetto del carico.
Neuroma di Morton
Il Neuroma Di Morton viene definito una metatarsalgia ad affezione locale in quanto interessa l’avampiede, nella maggior parte dei casi il 2° o il 3° spazio intermetatarsale. Si tratta dell’aumento di volume di un nervo sensitivo interdigitale, provocato da uno stimolo irritativo cronico di diversa natura: utilizzo costante di calzature con un tacco troppo alto e troppo strette in punta, alluce rigido, alluce valgo, ipercarico dell’avampiede, alterazioni morfologiche del piede (come piede cavo e piede piatto), lassità dei legamenti, microtraumi del piede, allenamento su superfici non idonee, malattie sistemiche (Artrite reumatoide, Diabete…).
Questo ispessimento, causato dalla formazione di tessuto fibroso cicatriziale intorno al nervo e subito prima della sua biforcazione (alla radice delle dita), provoca nell’avampiede sensazioni dolorose di tipo neurologico (scosse, bruciori, parestesie…) che si irradiano anche alle due dita interessate. Con il tempo il dolore diventa costante, soprattutto quando si cammina, si sta in piedi per molto tempo, si indossano scarpe strette o tacchi alti, o quando si praticano attività sportive che sollecitano la compressione del nervo interdigitale. Per individuare il Neuroma di Morton occorre innanzi tutto un’attenta anamnesi per poter escludere problemi di altra natura, un buon esame obiettivo e un buon esame palpatorio che comprende anche la compressione manuale delle teste metatarsali e l’esplorazione palpatoria degli spazi intermetatarsali (nei casi tipici si realizza un classico scatto quando l’eventuale formazione viene spinta verso la pianta), entrambe manovre che, se dolorose, sono indice di presenza del neurinoma. Negli stadi iniziali, quando il neuroma di Morton è recente e molto piccolo, la cura può essere rappresentata da un plantare realizzato su misura dopo l’esame del passo e dell’appoggio plantare. Possono essere utili anche esercizi e manipolazioni mirate alla diminuzione di compressione nello spazio intermetatarsale interessato,terapie farmacologiche con antinfiammatori per bocca o infiltrazioni di farmaci cortisonici. Se invece la sintomatologia dura da più di sei mesi o da anni è quasi sempre necessario un intervento chirurgico.
Sesamoidite
La Sesamoidite è l’infiammazione delle due piccole ossa sesamoidi presenti alla base del primo dito e dei tendini flessori dell’alluce ad esse incluse. Essa si presenta con un dolore ad inizio graduale e localizzato alla base del primo dito ed essendo, nella maggior parte dei casi, legata a microtraumi ripetuti o ad un’intensa attività fisica, è presente prevalentemente in soggetti giovani e sportivi. Oltre all’attività fisica e ai traumi/microtraumi ripetuti anche la struttura stessa del piede può predisporre all’insorgenza di questa infiammazione: un piede cavo ad esempio aumenta il carico nella zona dell’avampiede; un piede rigido e ossuto avendo poco pannicolo adiposo ammortizza meno il carico creando più conflitto.
Il trattamento della sesamoidite è quasi sempre non invasivo. A seconda della gravità è indicato un periodo di riposo e la costruzione di un plantare su misura, mirato a scaricare la parte dolente interessata. L’applicazione di ghiaccio per 10-15 minuti e l’uso di antinfiammatori (topici e per via orale) può essere utile per ridurre l’infiammazione acuta e, nel caso in cui sia presente, il gonfiore.
Nei casi più gravi può essere necessario un trattamento chirurgico.
La talagia plantare
Per talalgia plantare, nota anche come tallodinia, s’intende un’infiammazione del tallone e ad essa fanno rifmimento sia le infiammazioni dei tessuti molli (fasciti, borsiti, infiammazioni dei tendini…) sia le infiammazioni delle zone osse (fratture da stress, spina o sperone calcaneare, artrosi astragalo-calcaneare…).
Tra le cause principali troviamo l’attività sportiva ripetuta (aumenta le sollecitazioni e la possibilità di microtraumi) specie se praticata su un suolo inadatto, l’utilizzo di calzature inadeguate (troppo strette e dai bordi rigidi), il sovrappeso, la postura errata, patologie sistemiche e metaboliche (Artrite reumatoide, gotta…). I segni, i sintomi e la diagnosi sono diverse a seconda del distretto interessato.
Spina Calcaneare
Per spina calcaneare s’intende la formazione di una sporgenza ossea visibile all’esame radiografico accompagnata da dolore sotto al tallone. L’attività sportiva aumenta le sollecitazioni dell’aponeurosi plantare a livello della sua inserzione calcaneare con relativa iperemia dell’osso e deposito di calcio. Il dolore compare la mattina appena si inizia a poggiare il piede in terra per poi migliorare durante il giorno, o spesso in coincidenza di un prolungato periodo in stazione eretta.
Il dolore è presente solo sotto carico e scompare a riposo mentre non sono presenti altri segni clinici come gonfiore o arrossamento cutaneo. Nei casi più acuti il paziente deambula con zoppia tentando di evitare l’appoggio sulla porzione interna del tallone.Solitamente la talalgia, se non trattata persiste e si aggrava con il tempo e molto rari sono i casi di remissione spontanea.
Il trattamento conservativo è risolutivo nel 90% dei casi e consiste nell’utilizzo di calzature adeguate (2-3 cm di tacco con suola morbida e ammortizzante) con relativo plantare su misura per scaricare la zona dolente,( il Podologo potrà realizzare il plantare adatto a voi e saprà fornirvi consigli preziosi riguardo al tipo di calzatura da scegliere). E’ utile associare un ciclo di fisioterapia specifica con trattamenti come le onde d’urto, l’ipertermia o la laserterapia e un programma di esercizi di allungamento della fascia plantare.
Fascite Plantare
Per fascite plantare si intende l’infiammazione dell’aponeurosi plantare (o fascia plantare) che ha inserzione in corrispondenza del tallone e attraversa tutta la pianta del piede, attaccandosi alla base delle ossa delle dita. La causa principale di fascite plantare è il suo uso eccessivo (ne soffrono spesso i giovani sportivi), e/o microtraumi ripetuti, oltre ad un’errato svolgimento del passo, ad un anomalo appoggio plantare e all’utilizzo di calzature inadeguate (troppo larghe, troppo basse e senza un adeguato supporto a livello plantare).
Il dolore può persistere a lungo e ha insorgenza graduale con un’iniziale fastidio nella zona del tallone, soprattutto al mattino quando ancora non si è sollecitata a sufficienza la fascia plantare; se trascurato il dolore si può irradiare lungo tutta la fascia plantare e, nei casi di notevole infiammazione il fastidio può arrivare ad essere invalidante in quanto la persona tenderà ad evitare l’appoggio nella parte interessata. Tuttavia la prognosi è buona e l’infiammazione necessita approcci terapici solo minimamente invasivi e nei casi più gravi.
Il Podologo può intervenire in una fascite plantare realizzando un’ortesi plantare che scarichi e ammortizzi l’impatto sul terreno nella zona dolente interessata, consigliando esercizi quotidiani di allungamento di essa, eseguendo manipolazioni/ massaggi nella zona dolente, appiccando il taping neuromuscolare per decomprimere e drenare. Esso fornirà inoltre i consigli più adeguati circa la scelta della calzatura e la gestione dell’infiammazione acuta.
Piede diabetico
Il piede diabetico presenta i sintomi del diabete mellito o di una sua qualsiasi complicazione a lungo termine (o “cronica”). Le patologie che più spesso compromettono la funzione o la struttura del piede sono la neuropatia diabetica (in tal caso si parla di piede neuropatico), ovvero una sofferenza dei nervi periferici che può portare ad alterazioni della sensibilità cutanea (sensibilità termica e dolorifica) e l’arteriopatia (si parla di piede ischemico).
Si tratta di uno stato patologico che condiziona negativamente la qualità di vita del paziente, tanto da richiedere una scrupolosa e costante igiene dei propri piedi supportata da frequenti controlli medici.
Il Podologo, per prevenire la formazione di ulcere date da un persollecitazione della zona, potrà costruire un plantare su misura, morbido e avvolgente, in modo da scaricare la zona dolente; potrà fornire alcuni consigli utili per mantenere la pelle intorno al piede sana e integra: É importante procedere con un’ispezione, un’igiene e un’idratazione quotidiana dei piedi, lavandoli con acqua tiepida e asciugandoli con cura evitando che non rimangano zone umide. Infine, previa prescrizione medica, potrà trattare un’ulcera diabetica effettuando periodiche medicazioni fino alla completa cicatrizzazione.
Piede reumatico
L’artrite reumatoide è una patologia infiammatoria cronica di origine autoimmune che colpisce diversi distretti anatomici tra cui il piede e la caviglia causando dolore, deformità, difficoltà di deambulazione ed invalidità.
La sindrome del piede reumatico è caratterizzato da un processo degenerativo che, in un primo momento, colpisce le cartilagini e poi le ossa, producendone una modifica della struttura stessa. Altri sintomi ricorrenti sono la rigidità dell’arto e una difficoltà nei movimenti che si manifesta solitamente al mattino e poi tende ad attenuarsi nel corso della giornata Il piede reumatico si manifesta nell’89% dei pazienti colpiti dall’artrite reumatoide e nella maggior parte dei casi interessa l’avampiede causando metatarsalgie (dolore all’avampiede), accompagnate da ipercheratosi e portando a deformità ossee come dita a martello, dita in griffe e alluce valgo. Oltre alle evidenti deformazioni ossee, con il peggioramento della malattia si assottiglia anche l’adipe sotto la pianta del piede, il quale non riesce ad ammortizzare i movimenti ed il peso del corpo.
Il Podologo interviene in maniera mirata per prevenire la deformazione della ossa, per evitare l’aumento progressivo del dolore, per mantenere attiva l’attività muscolare/articolare ed infine per ripristinare l’integrità cutanea dove si presenta danneggiata a causa della malattia. E’ possibile prevenirne gli effetti utilizzando calzature adatte con plantari confezionati su misura,oltre a tutori e strumenti adatti a correggere le deformità del piede (ortesi in silicone per dita a martello). Per migliorare la deambulazione è utile seguire periodicamente delle sedute di fisioterapia, laser ed ultrasuoni.
Onicodistrofia
Alle Onicodistrofie fanno riferimento tutte quelle malformazioni (Anonichia, paronichia, onicolisi, leuconichia) che possono portare a delle variazioni di struttura, colorazione (discromie dal giallo al grigio opaco), superficie (perdita di uniformità) e spessore dell’unghia. Diverse possono essere le cause, la lamina ungueale infatti può modificarsi in seguito al ridotto apporto sanguigno (patologie cardiache e malnutrizione), ad eventi traumatici (microtraumi ripetuti causati dall’uso di calzature strette), oppure ancora in seguito ad infezioni di lieviti, funghi o muffe e malattie delle pelle (psoriasi). Alcune malattie sistemiche come il Diabete, portando ad una microangiopatia, predispongono il soggetto all’insorgenza dell’ onicodistrofia, ma non ne sono la causa originaria.
Il trattamento podologico delle Onicodistrofie consiste nella disinfezione e pulizia della lamina (riduzione dello spessore di essa tramite onicofresatura), del solco, e/o del letto ungueale a seconda del problema del paziente. Il Podologo inoltre potrà consigliare il prodotto (smalto, pomata,unguento) più adatto per poter prevenire, trattare o, in alcuni casi, rimuovere totalmente la causa scatenante.
Onicocriptosi
Nell’unghia incarnita, l’unghia aumenta la sua curvatura ed entra nel solco ungueale, provocando infiammazione con conseguente infezione e, nei casi più gravi con formazione di tumefazioni tissutali quali granulomi. Tra le varie cause della sua insorgenza vi sono l’errato modo con cui si tagliano le unghie (unghie troppo corte e con i bordi arrotondati) l’uso di scarpe e calze troppo strette, l’ipersudorazione, la predisposizione e la forma stessa dell’unghia (unghia a tegola).
La sintomatologia è spesso ad insorgenza graduale con un iniziale fastidio accompagnato da rossore, e gonfiore nella zona interessata, successivamente, se trascurata o non tratta correttamente vi può essere l’insorgenza di un infezione (presenza di pus) che può portare, nei casi più gravi, alla formazione di un granuloma. Il trattamento del Podologo consiste in un trattamento non invasivo in cui viene rimossa la porzione di unghia che causa il problema mentre la parte restante viene limata, medicata e incanalata verso la giusta direzione. Nei casi più gravi o in seguito al fallimento di ripetuti trattamenti podologici si dovrà consultare il medico e, nel caso, ricorrere al trattamento chirurgico (intervento che dura pochi minuti e un’ottima efficacia).